Il dollaro viene riciclato più del bitcoin Se pensate che il bitcoin, la criptovaluta nata nel 2009 e che in questi ultimi mesi sta facendo discutere di sé per le sue oscillazioni, sia un qualcosa che possa facilitare il riciclaggio o, comunque, movimenti irregolari di denaro, siete fuori strada. Almeno per il momento. Infatti, da un report di messari.io si evince come il bitcoin soffra meno il riciclaggio di denaro rispetto al dollaro americano.
E la notizia non riguarda soltanto il fatto in sé, che in fine dei conti potrebbe anche starci, ma anche le proporzioni. Utilizzando una metafora calcistica, infatti, potremmo dire che il dollaro batte il bitcoin 800 (sì, ottocento, avete letto bene) a 1 o, se preferite, va bene anche la formula al contrario. Perché 800? Perché, a 1 dollaro speso in bitcoin nel Dark Web corrispondono 800 dollari utilizzati per il riciclaggio di denaro. In altre parole, per rendere l'idea, per ogni 800 dollari 'sporchi' corrisponde soltanto un dollaro speso in bitcoin.
Un rapporto così pendente verso una parte che deve far porre molti interrogativi verso chi giudica, parla, critica le criptovalute senza, però, rapportarli al contesto. E non si sta parlando di utenti e persone comuni sui vari forum ma di vere e proprie personalità politiche, come ad esempio Steven Mnuchin. Il 56enne segretario del Tesoro USA, fedelissimo del Presidente Trump con cui ha lavorato fin dalla campagna elettorale del 2016, in una conferenza stampa di qualche giorno fa ci andò giù pesante e si scagliò contro i bitcoin e Libra, la moneta che Facebook ha deciso di lanciare nel 2020: "Questo è davvero un problema di sicurezza nazionale – affermò -.
Criptovalute come bitcoin sono state sfruttate per sostenere miliardi di dollari di attività illecite come criminalità informatica, evasione fiscale, estorsione, ransomware, droghe illecite e traffico di esseri umani". Queste dichiarazioni fanno il paio con la linea strategia che il Presidente americano ha deciso di adottare: e, cioè, senza mezzi termini, di dichiarare guerra ai bitcoin e alle criptovalute. Come se non bastasse, inoltre, lo stesso Mnuchin, in un'intervista di giovedì 18 luglio alla CNBC le ha paragonate ai conti svizzeri promettendo una regolazione "molto, molto stringente" per far sì che non possano in alcun modo sostituire il dollaro americano o, comunque, creare problemi all'economica americana.
Ma la linea dei repubblicani ha un fondamento? Le pressioni che vengono dal Nuovo Continente, secondo molti una delle cause delle oscillazioni dei bitcoin (il cui valore oggi è inferiore ai 10mila euro), hanno un fondamento? C'è questo rischio? Secondo il report che abbiamo menzionato inizialmente no.
Perché, oltre a rovesciare completamente le convinzioni secondo sui il bitcoin incentiverebbe la criminalità organizzata nel fare operazioni poco trasparenti, mette l'accento su, almeno, altri due punti che ora vedremo. Il primo riguarda la massa circolante: nel mondo ci saranno solo 21 milioni di bitcoin mentre la massa monetaria in dollari americani oggi è di 362 milioni di BTC (in euro, si sfiorano i 900 milioni, ben 877) con una differenza che rasenta il 100%, fermandosi solo al 98%.
Il terzo e ultimo punto, invece, riguarda l'incremento in bilancio del FED, il Federal Reserve System, la banca centrale americana che, come si può immaginare, ha un potere che va ben oltre il confine americano. Comunque, dal 2009 (anno che si deve prendere in esame visto che proprio 10 anni fa è nato il bitcoin), il suo bilancio è aumentato 1.700 miliardi di dollari mentre il volume in dollari dei BTC creati nello stesso periodo è di soli 12 miliardi, con una differenza che ha dell'incredibile. Di quanto? Del 13.664%, cioè, in altre parole, di oltre 100 volte. Questo cosa significa? Che le paure, al momento, sono assolutamente infondate.
È ovvio che, però, anche il bitcoin o, in generale, le criptovalute debbano essere quantomeno messe sotto la lente d'ingrandimento poiché, in particolare il bitcoin, ha delle caratteristiche diverse dalle monete tradizionali. Infatti, non c'è un ente 'superiore' (come potrebbe essere la banca d'Italia o la Banca Centrale Europea, ad esempio) che possa prendere provvedimenti. Ad esempio, l'assenza di autorità terze impedisce a chiunque, anche se dovesse essere un governo, di bloccare i trasferimenti, sequestrare i bitcoin o svalutarli inserendone altri sul mercato.
Chissà che, probabilmente, è proprio questa la paura più grande di chi governa: perdere il controllo sugli affari monetari. Senza dimenticare che, ormai, lentamente ma inesorabilmente il bitcoin sta diventando una moneta sempre più accettata e tollerata, anche da alcune istituzioni. L'Università di Cipro, infatti, accetta il pagamento delle tasse in bitcoin mentre a Zugo, dal 2016, si possono pagare sanità e trasporti in bitcoin così come Wikimedia Foundation. Insomma, gli esempi sono tanti e sembrano crescere settimana dopo settimana, mese dopo mese: è opportuno combattere il fenomeno bruscamente facendo muro contro muro o non sarebbe meglio riuscire a provare a comprendere, capire e, successivamente, magari poi gestire il fenomeno?